Si può essere ottimi scienziati e non riuscire ad avere successo. Accanto alle capacità analitiche e di ricerca, infatti, è importante possedere anche una visione più ampia del mondo della ricerca e delle sue dinamiche. Qual è il modo migliore di scrivere un articolo o un progetto di ricerca? Come presentare i risultati? Dove pubblicare e come evitare il plagio scientifico?
Queste conoscenze dovrebbero entrare nel bagaglio minimo di un ricercatore ma non vengono quasi mai insegnate, certamente non nei paesi in via di sviluppo. Da qui l'importanza di offrire nuove competenze agli scienziati, anche e soprattutto nei paesi in cui scienza e tecnologia non sono settori prioritari nell'agenda politica.
Sensibile a questo aspetto, la TWAS, Accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste prosegue nella formazione degli scienziati del Sud del mondo. Dal 4 al 6 giugno a Katmandu, Nepal, l'Accademia organizza un workshop intitolato "Costruire competenze per la ricerca scientifica" (Research Grants Conference - Building Skills for Scientific Research).
Il workshop vuole offrire a ricercatori originari di paesi a basso redddito gravati da ostacoli strutturali che ne impediscono lo sviluppo, chiamati S&T-lagging countries, strumenti ausiliari per ottenere maggiore impatto e affinare la competitività. Quasi 50 i partecipanti provenienti da 11 paesi: principalmente Nepal, Bangladesh e Sri Lanka ma anche Cile, Bolivia e Venezuela.
"Il workshop di quest'anno prosegue l'iniziativa di successo già avviata nel 2018, con il primo evento di questo genere tenuto in Tanzania," spiega Max Paoli, responsabile dei programmi della TWAS. "Nuovamente, non discuteremo di risultati scientifici: piuttosto, offriremo un training specifico per dotare i ricercatori di abilità ancillari ma essenziali per questa professione."
L'evento formativo è interamente finanziato dalla Sida, l'Agenzia svedese per la cooperazione internazionale allo sviluppo, dal 1991 partner di TWAS in progetti dedicati ai paesi del Sud del mondo.
Il programma Research Grants è uno dei più attivi e di successo della TWAS. Inaugurato nel lontano 1986 per rispondere alle necessità di giovani scienziati di talento nei paesi in via di sviluppo, consente l'acquisto di strumentazioni, reagenti e pubblicazioni scientifiche.
Negli anni il programma si è ampliato anche grazie al supporto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) e della Sida, e oggi consente di finanziare attività di formazione per giovani scienziati. Dal 1986 al 2018, ha distribuito oltre 2582 grant, per un valore superiore a 16,6 milioni di dollari.
Gli scienziati sono poco consapevoli di quanto sia importante richiedere un finanziamento nel modo corretto per superare la concorrenza, avviare partnership con l'imprenditoria e proteggere la proprietà intellettuale, prosegue Paoli. "Da qui il nostro impegno per cambiare in meglio il loro approccio".
"Condividere idee fra persone che appartengono a culture diverse rafforza i legami internazionali nelle comunità scientifiche. Gli eventi che la TWAS organizza hanno il merito di insegnare a imparare," dice Vijaya Gopal, consulente alla formazione scientifica presso il Centro di biologia cellulare e molecolare (CSIR) di Hyderabad, India.
Gopal parlerà dell'importanza di mantenere sempre alta la guarda per evitare episodi di plagio. "Nella ricerca scientifica il plagio è spesso figlio di eccessiva pressione e stress, ma si possono adottare degli accorgimenti affinchè non succeda. Invece di focalizzarsi solo su punteggi numerici (quali gli H-index e gli altri indicatori bibliometrici), bisognerebbe valutare anche il grado di creatività e l'autonomia intellettuale di ogni ricerca".
Il valore aggiunto del workshop della TWAS sta nella concretezza degli insegnamenti e nel livello degli insegnanti, ma anche nei giochi di ruolo e nelle simulazioni che i partecipanti eseguiranno, che offrono una possibilità unica di creare nuove reti di collaborazioni. "Nel workshop dello scorso anno abbiamo proposto ai ricercatori un "esercizio di networking" mirato alla scoperta di interessi comuni e tecniche complementari," dice Paoli. "Il risultato è stato molto incoraggiante: quasi tutti gli scienziati hanno individuato possibili partner in Africa, anche vicini di cui ignoravano l'esistenza, stabilendo un contatto per future collaborazioni."
Su questa falsariga, Tatas Brotosudarmo, del Ma Chung Research Center for Photosynthetic Pigments di Malang, in Indonesia, sfruttando un gioco di ruolo stimolerà i ricercatori a capire quando e in che modo risultati di un certo rilievo si possono usare per produrre applicazioni di interesse industriale, avviando collaborazoni con aziende senza perdere i diritti sulle proprie scoperte.
Aiutare gli scienziati a chiarire che cosa significhi innovazione, perchè cercare un partner industriale e come "vendere la propria ricerca", può ampliare non solo le prospettive di sviluppo individuali ma, tramite la nascita di reti di collaborazione, può far fare a paesi in via di sviluppo quel salto di qualità così importante per stare al passo con i tempi.
Cristina Serra