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Scienza e diplomazia si incontrano a Budapest

Scienza e diplomazia si incontrano a Budapest

Definire il ruolo delle accademie scientifiche come promotori della scienza nell’agenda dei politici. Favorire alle donne l'accesso a posizioni di rilievo nella scienza e in politica. Aiutare la crescita scientifica ed economica nei paesi dall’economia in transizione, nonostante le scarse risorse e la fuga di cervelli.

Sono alcuni dei temi su cui si confronteranno gli oltre cinquanta diplomatici e scienziati che, lunedì 8 aprile a Budapest (Ungheria), parteciperanno al convegno: “Scienza e diplomazia in Europa Centrale e Mediterraneo del Sud”.

L’evento è organizzato dall’Accademia ungherese delle scienze e dalla TWAS di Trieste, in collaborazione con l’Ambasciata italiana e l’Istituto italiano di cultura di Budapest. L'iniziativa fa parte delle attività avviate dal Ministero degli affari esteri italiano per celebrare il “2013 - Anno internazionale italo-ungherese per la scienza e la cultura”. Oltre a Italia e Ungheria, parteciperanno dodici nazioni: Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia per l’Europa; Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia per l’area mediterranea.

Tre le sessioni in cui si articola il convegno: sfruttare la cooperazione scientifica internazionale per dare impulso alla crescita e alla comunicazione fra paesi; eliminare il divario di genere che relega le donne in seconda posizione, quanto a cariche o profili lavorativi elevati; analizzare degli ostacoli che i paesi in via di sviluppo devono superare, nella scienza e nella tecnologia, come la mancanza di infrastrutture e la fuga di cervelli. (si veda nota a fine comunicato)

Il tema della cooperazione internazionale sarà affrontato – fra gli altri – da Lidia Brito, direttore della Divisione di politiche della scienza e sviluppo sostenibile dell’UNESCO, e successivamente approfondito da Immacolata Pannone, Esperto scientifico del Ministero degli affari esteri, che sottolinea: "Questa tavola rotonda ci dà l’opportunità di creare una solida rete di contatti e di scambi reciproci a livello scientifico e culturale. Non c’è dubbio che la giornata odierna rafforzerà lo spirito costruttivo di collaborazione e di reciproca comprensione fra Europa centrale e paesi del Sud del Mediterraneo, due aree per le quali Italia e Ungheria rappresentano un fulcro su cui imperniare nuove strategie e iniziative di innovazione".

Quanto al problema delle donne nella scienza, come spiega Peter McGrath, responsabile dei programmi di formazione e specializzazione alla TWAS: "Ci sono ragioni diverse alla base di questa discriminazione: poca volontà a livello politico, e la percezione che scienza e tecnologia appartengano all’elite maschile, per tradizione. Un mito da sfatare". 

Sottolinea Romain Murenzi, Direttore esecutivo della TWAS: "Siamo convinti che l’esperienza maturata dalla nostra Accademia in 30 anni di attività, in cui ci siamo adoperati affinché i paesi in via di sviluppo acquisiscano competenze scientifiche, alimenterà un proficuo dibattito con i colleghi dell’Europa Centro-Orientale, dove la ricerca scientifica ha solide e profonde radici. Questa virtuosa miscela di esperienza e attitudine proattiva non può che rinforzare la cooperazione fra Italia e Ungheria, stimolando al contempo altri risultati positivi". 

Dati emersi nel convegno

Incrementare l’agricoltura intelligente. Dal 2001 al 2011 la produzione industriale di acqua desalinizzata si e’ accresciuta del 276%, e oggi tocca i 6.7 milioni di metri cubi al giorno. E’ indispensabile costruire impianti di desalinizzazione a bassa energia per ridurre il prezzo dell’acqua dolce e migliorare le tecniche di risparimo energetico in agricoltura. (Dall’intervento di Adel El-Beltagy, Presidente del Centro internazionale di studi agronomici del Mediterraneo - CIHEAM)

Questione di genere. Il primo articolo sulle opportunità di carriera nella scienza per le donne risale al 1965, pubblicato da Science: “Women in Science: Why so few?” La cosiddetta “leaky pipeline”, la via debole della carriera femminile, non è cambiata da allora. Nelle università della UE-27, solo il 20% delle donne è professore ordinario. In paesi come Romania, Ungheria e Slovacchia questo valore è addirittura inferiore (10%). In Ungheria, le donne impiegate in ricerca e innovazione nel settore pubblico sono metà degli uomini; nel settore privato sono un quarto degli uomini. (Dall’intervento di Valéria Csépe, Accademia ungherese delle scienze)

Fermare la fuga di cervelli. Il Marocco è uno dei paesi africani che sta cercando di trarre beneficio dalla tendenza alla delocalizzazione posta in essere dalle grosse industrie internazionali. L’industria aeronautica, per esempio, ha puntato su Casablanca, come sede delle proprie filiali, e oltre 100 aziende hanno posizionato le proprie fabbriche in questa città (la canadese Bombardier, la francesi Airbus e Safran – aerospaziale, difesa, motori e sistemi a propulsione). Per stimolare queste e altre aziende a sviluppare ulteriormente in loco le sedi, il governo marocchino sta attuando strategie per richiamare in patria i migliori cervelli emigrati all’estero. Anche I flussi migratori stanno cambiando: molti spagnoli, per esempio, stanno emigrando in Marocco in cerca di un lavoro. (Dall’intervento di Mostapha Bousmina, Università euro-mediterranea di Fez, Marocco).