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Le frane? Si possono fermare con le noci di cocco

Le frane? Si possono fermare con le noci di cocco

L'Accademia delle scienze di Trieste e CATALYST pubblicano i manuali che aiutano a individuare strategie per ridurre i rischi da catastrofi naturali

Riciclare le noci di cocco per realizzare reti protettive anti-frane. Ripensare la geografia riparia dando “più spazio ai fiumi”, spostando dighe e rimpicciolendo frangiflutti.
Sono alcune delle strategie usate per ridurre il rischio e contenere i danni da disastri naturali in diversi paesi. Formano il cuore di quattro manuali appena pubblicati dal progetto europeo CATALYST finanziato dall’Unione Europea (7PQ), che vede anche la partecipazione della TWAS, l’accademia mondiale delle scienze con sede a Trieste.
I Manuali di buone pratiche (Best Practice Papers) - scaricabili dal sito web di CATALYST - filtrano il meglio delle esperienze e delle pratiche cui le comunità locali ricorrono in caso di calamità, rileggendole alla luce delle odierne conoscenze scientifiche sui disastri, spesso aggravati dai cambiamenti climatici. Condensando statistiche, criticità geografiche ed esempi concreti, essi esaminano quattro fra le regioni più a rischio della Terra, le più colpite da terremoti, tsunami, uragani, siccità, frane, alluvioni: Centro America e Caraibi, Sud Est Asiatico, Africa sub-sahariana e Mediterraneo.
“I manuali sono diretti a politici, Ong, operatori del settore e organizzazioni umanitarie”, spiegano i coordinatori generali di CATALYST, Matt Hare e Caroline van Bers della Seeconsult, azienda tedesca specializzata nel realizzare di programmi di gestione ambientale partecipativa. “Tratteggiano un quadro aggiornato di come sono percepiti i rischi ambientali naturali e degli errori o dei falsi miti difficili a morire, e che ostacolano attività più coordinate ed efficaci”.  
Iniziato nel 2011 e prossimo alla conclusione, CATALYST ha selezionato il meglio in fatto di know-how e di strategie anti-rischio, anche grazie all’aiuto di 130 esperti (Think Tank), di organizzazioni governative e non, del mondo scientifico e dell’industria privata, che hanno esaminato l’esistente, suggerendo possibili alternative più efficaci per il futuro.
Numerosi gli esempi virtuosi. Il progetto Terra Coco, in Guatemala, ricicla il guscio delle noci di cocco con duplice beneficio: riduce i rifiuti e produce sandali ed espadrillas, ma soprattutto robuste reti con cui si puntellano i pendii collinosi a rischio di frane. Un approccio più teorico viene dall’Africa dove, con un progetto che vuole quantificare il profilo di resilienza delle città, si cerca di arginare l’urbanizzazione selvaggia (spesso caotica e fuori controllo) creando una nuova normativa edilizia.
“Non vogliamo certo sostituirci agli operatori professionali del settore” precisano gli esperti di Seeconsult. “Vogliamo far conoscere le strategie correnti di gestione del rischio geologico e idrometeorologico, per stimolare miglioramenti. Alcune strategie sono figlie della saggezza o dell’ingenuità popolare. Altre sono più sofisticate. Tutte si possono perfezionare”.