Come gestire le acque di tre laghi montani condivisi politicamente da nazioni diverse, con interessi opposti e conflittuali: turismo e biodiversità, approvvigionamento idrico ed estrazione di minerali potenzialmente inquinanti? Quando e come informare una popolazione sui rischi ambientali derivanti da scelte governative poco eco-sostenibili? Sono alcuni dei temi che verranno trattati al workshop Scienza e Diplomazia organizzato dalla TWAS, accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste (30 novembre - 4 dicembre).
Focus degli interventi sarà l'acqua e la gestione condivisa di questo bene prezioso che, per oltre 1,8 miliardi di persone, non è ancora disponibile quotidianamente in forma pura e priva di contaminanti biologici e chimici.
Oltre 40 i partecipanti, provenienti da 15 nazioni diverse, incluse Cina, Kenia, Camerun, Zimbabwe, Giordania, Brasile, selezionati in base alle esperienze professionali e alla motivazione. Si tratta di ricercatori, consulenti scientifici, ingegneri, decisori politici e operatori del settore idrico e ambientale che, una volta rientrati nei rispettivi paesi, intendono usare quanto appreso a Trieste per offrire ai governi approcci e strumenti decisionali scientificamente corretti.
Il workshop, pur offrendo approfondimenti teorici, è strutturato in modo da mettere i partecipanti nelle condizioni di operare simulando casi reali. "Ai partecipanti chiederemo di impegnarsi nell'esame di tre macro aree: sanificazione delle acque, inquinamento e agricoltura, e uso sostenibile delle risorse idriche", spiega Peter McGrath, coordinatore del workshop. "Ma chiederemo anche di proporre strategie di cooperazione e gestione sostenibile", esaminando in un'ottica scientifica prima e gestionale poi specifici rischi ambientali connessi a inondazioni, frane, scioglimento dei ghiacci ed esondazioni, in linea con i temi trattati in questi giorni alla Conferenza sul clima di Parigi.
Maysoon Al-Zoubi, consulente per la sanificazione delle acque ed ex segretaria generale presso il Ministero delle acque in Giordania spiega i motivi della sua partecipazione al corso: "La Giordania è uno dei paesi al mondo con i maggiori problemi in fatto di approvvigionamento idrico, dato che condivide con Israele e Siria la gestione dei fiumi Giordano e Yarmuk. Vivendo in prima persona questi problemi, ho capito che l'unica via per ottenere risultati è attraverso la cooperazione internazionale". Al-Zoubi, che è coinvolta nel progetto Blue Peace di cooperazione transfrontaliera fra Giordania e stati limitrofi, spera di poter orientare con maggior determinazione le politiche del suo paese verso una gestione condivisa delle aque fluviali, come presupposto per l'instaurarsi di rapporti pacifici fra stati.
Olusegun Abass è un ingegnere nigeriano che studia presso l'Institute of Urban Environment, all'Accademia Cinese delle Scienze di Xiamen. "Mi sta a cuore il problema della gestione sostenibile delle acque, che in Nigeria è un tema critico", dice. "Quando tornerò al mio paese, lavorerò per promuovere la nascita di reti fra scienziati, che possano fare massa critica e avere voce presso il governo su temi quali l'inquinamento idrico e l'inclusione di acque salmastre nei terreni agricoli (cuneo salino)".
"Fra i principali problemi legati alla depurazione delle acque nei paesi in via di sviluppo - spiega Igor Diracca, presidente dell'azienda isontina IMR E&T S.r.l. che ha co-sponsorizzato il workshop della TWAS - ci sono i costi elevati derivanti dal consumo energetico degli impianti. Presso la IMR abbiamo sviluppato un sistema economico di depurazione che potrebbe essere esportato nel Sud del mondo ed essere usato a beneficio dei paesi dalle economie deboli". Il workshop prevede anche visite a realtà locali, quali l'AcegasAps Amga, società del gruppo Hera che gestisce energia elettrica, gas, acqua, ambiente e illuminazione pubblica nel Nordest italiano, dove i partecipanti assisteranno a un esempio locale di gestione idrica.
Cristina Serra