La comunità scientifica internazionale che si concentra a Trieste fa di questa città il perno naturale della cooperazione internazionale scientifica e delle iniziative di scienza e diplomazia, dice Mario Giro, sottosegretario del Ministero degli affari esteri italiano (Mae). Giro ha commentato l'iniziativa congiunta di TWAS e AAAS, l'inaugurazione del primo corso Scienza e Diplomazia, che vede riuniti a Trieste oltre 50 scienziati e diplomatici provenienti da più di 32 paesi.
I partecipanti, impegnati in cinque giornate di corsi frontali e di esercitazioni pratiche, sono assistiti da esperti in diplomazia scientifica, che assegneranno loro casi simulati da analizzare e risolvere. Ogni caso-scuola richiederà un approccio basato su diplomazia scientifica per poter produrre risultati positivi. Giro, che ha al suo attivo una considereveole esperienza in fatto di mediazione internazionale, ha commentato l'iniziativa e il lavoro del Sistema Trieste con Cristina Serra, del Public Information Office della TWAS.
La Twas (in partnership con la AAAS) ha avviato il programma Scienza e Diplomazia: come giudica questa iniziativa, anche alla luce dello stretto rapporto che lega l'Accademia al Mae?
Questa iniziativa e il rapporto stesso tra l'Accademia e il Ministero degli Affari Esteri si spiegano da sé: la presenza del Polo di Trieste - che è un'intuizione, come sappiamo, di Abdus Salam, ma che è stato finanziato dall'Italia sin dagli anni '60 - dimostra come, attraverso la scienza, si possano avvicinare i popoli. L'aver formato tanti giovani e avere un'Accademia mondiale così attiva, dà all’Italia e alla nostra stessa lingua un'anima internazionale e crea dei legami che possono abbracciare anche la sfera diplomatica.
In quali settori, a suo avviso, un intervento diplomatico che poggi anche su solide basi scientifiche può rivelarsi utile, oggi (alla luce dei grandi temi che il mondo deve affrontare, e soprattutto nell'ambito della cosiddetta Post-2015 Development Agenda delle Nazioni Unite)?
Uno dei settori è sicuramente quello alimentare, e in questo vedo nell'Expo 2015 una grande opportunità. Pensiamo, in particolare alle crisi che ruotano attorno all'acqua ... Basta questa riflessione per capire quanto la scienza può aiutare innovando, laddove le risorse sono scarse o dove ci sono motivi di litigio, o di competizione.
Il Sistema Trieste può essere definito un biglietto da visita per il nostro Paese, dacché qui transitano o sono transitati molti scienziati premi Nobel, e molti dei nostri accademici e ricercatori stanno occupando posizioni di rilievo o sono rappresentativi del progresso scientifico. L'Italia si rende conto dell'impatto che il Polo di Trieste ha, e dei contributi internazionali che può dare?
Non se ne rende conto fino in fondo, e questa è una delle mie battaglie: fare in modo che lo capisca, che la pubblica opinione sappia che in Italia e a Trieste si sono formati migliaia di ricercatori dei paesi in via di sviluppo prima, e delle potenze emergenti poi; che il polo triestino lo abbiamo creato noi assieme a questi paesi, e che questa comunità scientifica internazionale parla italiano, conosce l'Italia e ama l'Italia. La mia battaglia punta a far conoscere una simile realtà, a farla diventare coscienza pubblica nazionale.
In che modo lei, personalmente, si sta muovendo?
Parlo continuamente del Sistema Trieste e appena posso visito la Città della Scienza. Di recente c'è stato l'Africa Day, a Roma, evento in cui la TWAS ha avuto un ruolo centrale, come ha sottolineato anche il Ministro degli esteri Federica Mogherini. Non possiamo che esserne lieti, perché si è parlato di scienziati africani, di cui si parla raramente, e poi perché il polo di Trieste è stato posto al centro delle nostre riflessioni, quando si è parlato di promozione dell'Italia all'estero e di presenza dell'Italia all'estero. Mi auguro che i centri di Trieste con l’occasione del 50° anniversario dalla creazione dell’ICTP il prossimo ottobre possano convocare la comunità scientifica italiana, europea ed Africana per avviare un confronto che per il 2015 possa portare alla creazione di una linea d’azioni e programmi di cooperazione scientifica Italia Africa, che coinvolgano anche l’Europa.
Che ruolo possono giocare Trieste e la sua comunità scientifica, in partnership con l'Italia, nelle questioni internazionali?
Sicuramente, e torno all'Expo del 2015, quando si parla di nutrire il pianeta e di energia per la vita, credo che tutte le scoperte fatte e in procinto di essere fatte in questa città - di cui l'Italia non solo deve andar fiera perché realizzate sul territorio nazionale, ma che l'Italia può usare come volano per stimolare altre istituzioni scientifiche nazionali - possono essere oggetto di ulteriore riflessione. Credo infatti che molti dei nostri attuali problemi si possano risolvere non solo a livello politico, ma anche con il contributo della ricerca scientifica.
LA TWAS opera in particolare nel Sud del mondo, e l'Africa Day recentemente tenutosi al Mae ne è testimonianza. Secondo lei attraverso la scienza, l'Accademia può dare un contributo affinché paesi tuttora scossi da guerre e lotte intestine escano da situazioni critiche?
La scienza ha un suo ambito specifico di intervento, quindi non mescoliamo i campi: non si tratta di attribuirle nuove competenze. Sicuramente, però la comunità scientifica internazionale è una rete globale che può dare un contributo significativo. È già successo in passato, durante la Guerra Fredda, quando gli incontri tra scienziati americani e sovietici hanno aiutato a distendere il clima e a trovare nuove strade di dialogo. Ancora più importante, però, è che la scienza si affermi come quel settore in cui le conoscenze vengono condivise, e che in vari paesi i giovani siano attratti dalla conoscenza scientifica, così come dalla cultura in generale.
Il MAE è da sempre vicino al Polo di Trieste. Il Ministero di cui Lei è rappresentante, è disposto - pur in tempi difficili come questi - a continuare a sostenerlo, alla luce del suo operato e della produzione scientifica?
Il Governo italiano continuerà a sostenere il Sistema Trieste, come una risorsa globale di cooperazione scientifica per lo sviluppo sostenibile. Dobbiamo fare in modo che il Polo si radichi sempre più sul territorio e venga sempre più conosciuto e valorizzato a livello internazionale come patrimonio ed eccellenza per la risoluzione di problemi mondiali che oggi ci sembrano insolubili. A Trieste germogliano i segni di un futuro migliore, pacifico e più giusto, senza discriminazioni di razze, sesso e religioni. Nello scorso ciclo finanziario europeo era stato approvato un importante programma comunitario di cooperazione scientifica e tecnologica con l'Africa. E’ nostro interesse comune che la nuova Commissione che s’insedierà faccia della scienza un asse delle relazioni tra i due continenti e il nostro Paese, soprattutto nel semestre di presidenza, quando lavorerà per far avanzare questa iniziativa. L’Europa ha bisogno di ritrovare nuovo spirito e può farlo ripartendo dalla cultura scientifica e dalla cooperazione con l’Africa, praticando concretamente un ideale di condivisione che favorisca l’unione tra popoli.