La rivoluzione digitale produce ogni giorno immensi volumi di dati (Big Data), in modo rapidissimo e non strutturato (si parla di exabyte, cioè di un numero pari a 1 seguito da 18 zeri). La generazione di open data, dati accessibili ma eterogenei e spesso disorganizzati, sta assumendo un peso, anche economico, sempre maggiore: si calcola che, nel complesso, il valore economico degli open data riferito a specifici settori (istruzione, trasporti, consumi, elettricità, petrolio e salute) si aggiri attorno ai 3-5 miliardi di miliardi l'anno.
La TWAS, accademia mondiale delle scienze, insieme a tre organizzazioni internazionali ha siglato un accordo congiunto che propone linee guida e principi operativi sui Big Data, a garanzia di un corretto accesso e utilizzo degli stessi da parte di governi e comunità scientifica.
Il libero accesso e l'uso ragionato di questi dati da parte dei paesi in via di sviluppo è un obiettivo indispensabile da raggiungere, per pianificare scelte e politiche globali e per stimolare una crescita economica e sociale equa, che includa anche il Sud del mondo.
Le organizzazioni partner della TWAS nell'accordo sono: il Consiglio internazionale per le scienze (ICSU) che ha sede a Parigi; la InterAcademy Partnership (IAP); il Consiglio internazionale per le scienze sociali (ISSC). Insieme essi danno voce a più di 250 accademie e organizzazioni scientifiche. La CODATA (Comitato ICSU sui dati scientifici e tecnologici) ha svolto un ruolo importante nella formulazione dell'accordo.
L'accordo è nato ed è stato formalizzato nell'ambito di consultazioni periodiche - che vanno sotto il nome di Science International - avviate nel 2015 con il tema "Open Data in a Big Data World" (Dati liberamente accessibili in un mondo di Big Data) e destinate a proseguire nel 2016 con l'obiettivo di raccogliere il maggior numero di adesioni a livello internazionale.
TWAS, ICSU, IAP e ISSC si sono riunite nei giorni 8-9 dicembre a Pretoria per il Science Forum South Africa, per stimolare consensi e adesioni sull'accordo in oggetto.
"Il libero accesso ai dati è essenziale perché i paesi in via di sviluppo possano beneficiare dei progressi della rivoluzione digitale" ha sottolineato Romain Murenzi, direttore esecutivo della TWAS. "Se non diamo loro la possibilità di partecipare attivamente alla generazione e gestione dei Big Data, non saranno solo i paesi del Sud a subirne gli effetti, ma il mondo intero".
I settori in cui i Big Data trovano utilizzo sono moltissimi: dall'agricoltura, al clima, alle politiche per la gestione dei disastri naturali. L'iniziativa africana denominata Global Open Data for Agriculture and Nutrition, per esempio, ha prodotto uno studio in cui gli esperti si interrogano sul modo migliore di usare i Big Data per migliorare la produzione di cibo e il valore nutritivo degli alimenti. Si tratta di un aspetto importante se consideriamo che il 65 % della forza lavoro africana è impegnato nell'agricoltura e che in alcuni dei paesi più poveri (Sierra Leone e Ciad) il 50% del PIL deriva dall'agricoltura.
Alberto Martinelli, presidente dell'ISSC, ha commentato: "È importante che gli scienziati si impegnino in dibattiti anche di natura etica sulla raccolta dei Big Data, per garantire che i progressi all'orizzonte non vadano ad accentuare le disparità già esistenti con i paesi in via di sviluppo".
L'auspicio di Mohamed H.A. Hassan, presidente della InterAcademy Partnership, è stato quello di ottenere, nei prossimi mesi, la sottoscrizione dell'accordo da parte di almeno 130 accademie internazionali.