Nancy Ip della The Hong Kong University of Science and Technology, assieme al suo gruppo, ha individuato un recettore che rappresenta il primo anello di una catena di reazioni coinvolta nel corretto sviluppo delle spine dendritiche. Le spine dendritiche sono piccole protuberanze che inviano segnali eccitatori, dalle quali dipende – attraverso una serie di passaggi intermedi - il buon funzionamento di memoria e apprendimento. Ip ha inoltre ha selezionato alcuni principi attivi di origine vegetale che bloccano questo recettore, migliorando le performance mnemoniche. La ricerca è stata presentata ieri (18 settembre), al 23mo Congresso Generale della TWAS, l’accademia delle scienze per i paesi in via di sviluppo, i cui membri sono riuniti a Tianjin, Cina.
La nostra memoria dipende anche dalla capacità che le cellule nervose hanno di comunicare fra loro, attraverso segnali chimici distribuiti lungo una catena di contatti. Piu fitto è il dialogo, migliori le nostre prestazioni. Se uno degli anelli di questa catena si interrompe, diminuiscono le chance di ricordare ... dove abbiamo parcheggiato la macchina ieri sera.
Uno degli elementi importanti, nella parte iniziale di questa catena, è un recettore chiamato EphA4. La sua attivazione innesca una serie di reazioni che terminano con il rimodellamento delle spine dendritiche: piccole protrusioni sui neuroni che aumentano la superficie di membrana disponibile per i contatti fra cellule nervose, dunque per il dialogo. Quando viene attivato, il recettore EphA4 attiva una cascata di reazioni a valle, che culminano nella riorganizzazione dello “scheletro” cellulare (chiamato citoscheletro) dei neuroni, provocando un rimpicciolimento delle spine. Bloccare EphA4, dunque bloccare il raggrinzimento dei responsabili della comunicazione, potrebbe essere una una mossa vincente per proteggere le spine e la loro preziosa funzione.
Nancy Ip, della Hong Kong University, studia da tempo questi circuiti biochimici ottenendo risultati assai promettenti. “Abbiamo chiarito il ruolo di EphA4 nelle reazioni biochimiche che portano alla modulazione delle spine dei dendriti” ha spiegato al convegno di Tianjin. “Inibendo questo recettore si arresta la catena di reazioni a valle, e le spine dendritiche si sviluppano normalmente”. L’importanza di questa osservazione emerge tutta se si considera che nel cervello dei malati di Alzheimer è stata dimostrata l’associazione tra le disfunzioni delle spine e l’attività delle componenti della catena di EphA4.
“Per questo motivo – ha spiegato ancora Ip – abbiamo iniziato ad analizzare una serie di molecole e principi attivi estratti da piante, con l’obiettivo di trovare qualche composto in grado di inibire l’attivazione di EphA4. La medicina cinese tradizionale ci è venuta in aiuto: abbiamo individuato diversi principi attivi che stiamo testando in questo periodo”. Piante comuni anche da noi, delle quali, spesso, non si conoscono tutte le virtù: astragalo, ginseng , poligala, angelica.
Tra i principi attivi estratti e testati ve ne sono alcuni che si sono rivelati efficaci nel test chiamato “labirinto acquatico di Morris”. In questo test non invasivo si addestrano dei topolini a individuare e raggiungere a nuoto una piattaforma sommersa a pelo d’acqua in una vasca. Di solito, i topolini impiegano un certo tempo prima di individuare la piattaforma, procedendo in modo casuale. Ma dopo somministrazione di principi attivi in grado di bloccare l’attivazione del recettore EphA4, la loro performance migliora molto.
Per alcuni dei principi attivi di origine vegetale sono già in corso studi pre-clinici. Pertanto Ip non ne ha rivelato il nome.
Riferimento: Chen Y, Fu AK, Ip NY (2012) Eph receptors at synapses: implications in neurodegenerative diseases. Cell Signalling 24:606-611.